Cima piazzi
C.A.I. Valdidentro


C.A.I. Valdidentro

Club Alpino Italiano
Sezione Valtellinese
Sottosezione di Valdidentro (So)



Esposizione dei motivi di interesse del CAI.


Lucia Foppoli
Presidente della Sezione CAI Valtellinese

Signore e Signori, ringrazio tutti di esser qui presenti questa sera, lieta ed orgogliosa di constatare quanto alto è il numero di coloro i quali hanno raccolto il nostro invito a "festeggiare" un bene tanto prezioso come l'acqua.
Il mio intervento vuole illustrare brevemente i "motivi di interesse del C.A.I." all'argomento.
Il sodalizio ha più anime, cosicché accanto a chi cammina su comodi sentieri, a chi arrampica su pareti scoscese, a chi si muove con ai piedi gli sci ed a chi scende nel buio delle grotte, sta chi studia la natura, il territorio, l'ambiente e ricerca soluzioni per una migliore protezione e tutela.
L'art. 1 dello Statuto generale del sodalizio, così recita: "il club alpino italiano (C.A.I.), fondato in Torino nell'anno 1863 per iniziativa di Quintino Sella, libera associazione nazionale, ha per iscopo l'alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale".
Lo scopo principale, l"alpinismo", non poteva, ovviamente, essere fine a se stesso e disgiungersi, nell'intendimento di coloro i quali davano vita al Club Alpino, dalla conoscenza del terreno in cui l'attività si svolgeva, la montagna e, come conseguenza, dalla sua difesa.
Per il conseguimento di quest'ultimo, ma non secondario, scopo, che è quello che oggi ci ha condotti qui, il regolamento generale del C.A.I. prevede che si assumano "iniziative atte a perseguire la difesa dell'ambiente montano, in collaborazione con gli istituti scientifici e con gli organismi e le associazioni aventi scopi analoghi, e ciò per mantenere incontaminate talune zone di altissimo interesse alpinistico e naturalistico, e per tutelare le rimanenti zone alpinistiche" e inoltre, che si promuova "la propaganda per la protezione della natura alpina, per la quale richiede provvedimenti agli organi amministrativi e legislativi".
Allorquando il Club Alpino fu costituito, si era immersi in una visione della montagna ben diversa rispetto all'attuale; la montagna, vista come luogo che incuteva timore e come terreno di conquista, di esplorazione, mentre oggi soffre un turismo di massa ed uno sfruttamento, talora indiscriminato, di tutte le sue risorse.
Per imboccare una nuova strada, che fosse più attenta alle nuove emergenze, per la complessità del compito e per evitare che l'obbligo statutario della difesa dell'ambiente montano rimanesse un intento meramente formale, si sentì l'esigenza di ribadire le norme statutarie e di regolamento, esigenza che trovò forma attraverso l'approvazione, in occasione dell'assemblea straordinaria di Brescia del 4 ottobre 1981, del bidecalogo, ossia il "documento programmatico sulla protezione della natura alpina", punto di partenza e non di arrivo, per consapevoli scelte in materia ambientale.
In quella occasione, l'interesse all'ambiente e la politica di tutela del C.A.I., furono indirizzati verso vari concreti obiettivi di principio, tra i quali si annovera anche l'acqua. In tale ambito si determinò di adoperarsi affinché i prelievi fluviali fossero limitati allo "stretto necessario", ed assoggettati a "regole e controlli assai attenti ", ed affinché, ove possibile, lo stato dei luoghi dopo gli interventi fosse ripristinato "mediante opere appropriate di restauro ecologico" ed evitati prelievi in "aree di primario valore paesaggistico o di grande significato ambientale".
Alla difesa dell'ambiente naturale, perseguita inizialmente - con visione tardo-romantica dell'ambiente, incentrata su una filosofia di tipo estetizzante - dalla Commissione Protezione Natura Alpina, istituita nel 1968, si dedica oggi, con un orizzonte più ampio che abbraccia tutto il sistema montano, la Commissione Tutela Ambiente Montano, istituita in ambito centrale nel 1984 ed inserita a tutti i livelli nella struttura del C.A.I.
In occasione del Consiglio Centrale tenutosi il 19 febbraio 2000 la Commissione T.A.M. ha subito una riorganizzazione ed un potenziamento; sono stati costituiti l'agenzia per l'ambiente e l'osservatorio tecnico per l'ambiente e sono stati approfonditi e decentrati ruoli propri della commissione.
La Commissione, inoltre, tengo qui a sottolineare, promuove corsi per operatori T.A.M. al termine dei quali, superato un esame, si ha accesso all'iscrizione all'albo nazionale TAM; anzi a questo proposito sollecito quindi chi avesse interesse, ad informarsi in merito, perchè il C.A.I. locale ha necessità di nuove "braccia".
Il perseguimento degli scopi di tutela ambientale è oggi, quindi, obiettivo ed impegno primario del C.A.I., tanté che il sodalizio è riconosciuto dal Ministero dell'ambiente quale associazione ambientalista di interesse a livello nazionale.
Ed è per il perseguimento degli scopi statutari di cui ho detto che, questa sera, siamo qui a discorrere di "acqua nell'ambiente alpino: responsabilità dell'uomo nell'uso e abuso".

· Home

· Mail

· Attività

· Foto

· Archivio

· Informazioni

· Normativa

· Natura-ambiente

· Links

 

 

in collaborazione con www.valtline.it