Acqua, un cammino verso la foce. Non sempre in discesa.
Renzo Gabriel Bonizzi direttore di E- Gazette
L'asta del Po misura circa 650 Km dal Monviso alla foce.
Ed essendo il maggior fiume d'Italia, sia per portata
che per lunghezza, è emunto da un rilevante numero
di impianti di sollevamento delle acque, sia di tipo industriale,
che di tipo agroittico. Nella maggioranza dei casi, le
numerose falde che confluiscono nell'alveo, si integrano
con la qualità media delle acque di fondo e si
mescolano compiutamente con le loro caratteristiche idrologiche.
Lungo l'intera asta del Po si contano, l'aggiornamento
è del 12 maggio 2003, allorché una spedizione
di biologi milanesi, coordinata dalla prof.sa Paola Tremolada
scese, durante il secondo week end di maggio, l'intero
percorso, collettando l'intero alveo e distinguendo tra
alzaie, ripi, nasi e golgi, tipici delle rive del Po.
L'intero computo dei prelievi e dei conferimenti, ammonta
a 367 punti indistinti. Tra gli emungimenti più
significativi le 6 centrali thermolettriche rispettivamente
di Trino, Caorso, Piacenza, Ostiglia, Sermide, Porto Tolle.
Il valore biologico delle acque piemontesi ha poco a che
spartire, sia sotto il profilo microbiologico che elettroconduttivo,
con le acque confluenti in Adriatico
Normalmente, quando qualche borsista mi invia la propria
tesi da leggere, per essere contrattualizzato da e-gazette.it,
o per chiederne una visura, dopo una scrematura piuttosto
rapida, scrivo all'interessato qualche riga di ringraziamento
e di commento, ripromettendomi di pubblicarne l'incipit
o di contattarlo qualora fossi interessato a divulgarne
ampi stralci. Solo una volta su 6 - 7 ciò avviene.
Il più delle volte per l'omogeneità degli
argomenti trattati e per il loro minimo approfondimento.
Della tesi di della dott.sa C.B., da poco biologo marino,
mi rimasero impressi non solo i valori numerici della
ricerca, ma soprattutto le connotazioni umane e gli evincimenti
sociali che tali sintesi stimolarono in me. Il maggiore
e più acuto sentimento che mi pervase fu decisamente
la consapevolezza che l'acqua in quanto tale, in quanto
mezzo, veicolo, elemento e vettore, sia una concretezza
che non sia né divisibile e né aggiotabile,
ma solo universalmente condivisibile. Il motivo è
semplice ed evidente. Le acque che sgorgano cristalline
dal Monviso e le acque che sono gettate in Adriatico a
chi appartengono, di chi sono diretta proprietà
e ancora, chi ne trae beneficio dal loro uso e dal loro
consumo, è nel lecito ? Ho posto questa domanda
all'Ing. Fulvio Montanarini dell'Autorità di bacino
del Fiume Po e l'unica risposta sensata, in mezzo alle
decine assolutamente tecniche, dietro le quali è
sempre facile celarsi, è che l'acqua del Po è
del demanio, ergo dello Stato, ergo di tutti. Ergo di
nessuno. Ed il Magistrato alle acque dispone solo di un
potere consultivo e di indirizzo sulla qualità
della acque stesse e sul loro impiego. E' vero che può
comminare sanzioni amministrative ed asseverare fascicoli
per la Magistratura ordinaria o per le Arpa regionali,
ma, in buona sostanza, è solo un organo di controllo
che controlla che tutto cambi senza che nulla, di fatto,
cambi. Esattamente come agli inizi del secolo scorso,
allorché venne materialmente istituito il Regio
ufficio di gestione delle acque del fiume Po, nulla è
cambiato. Anzi, a nessuno è mai stata data una
risposta esaustiva sul diritto di proprietà delle
acque, così come, per proprietà, possiamo
comunemente intendere il possesso di un bene non virtuale.
Di qui, la diatriba si dovrebbe trasferire in ben altro
consesso e dovrebbe trovare la propria naturale collocazione
sugli scranni dei giuristi, mentre, è ormai consuetudine
universalmente nota ed accettata, solo i burocrati se
ne sono impossessati. In buona sostanza, interpretando
l'assunto dell'Ing. Montanarini, tutti avremmo rigoroso
diritto all'acqua, così come abbiamo rigoroso diritto
all'aria. Ma non è certo così. E men che
meno all'acqua dolce o potabile. E senza voler varare
dell'inutile dietrologia o della stantia dialettica, il
nucleo della questione è da ricercarsi in una consuetudine
che punta alla concessione governativa dell'uso di una
risorsa che non è, ipso facto, disponibile da tutti
coloro la richiedano, ma solo da coloro che la detengono.
E da ciò si dirama una naturale diffidenza in chi
gestisce un bene così vitale da preferire una via
privata allo sfruttamento della risorsa acqua, piuttosto
che ad una soluzione sociale che preveda un'equanime punto
di incontro tra domanda, offerta e giusto prezzo.
Ed in proposito a tale indicazione, riporto tre interventi
tematici di rilevante valore documentale recentemente
posti a disposizione dei presenti ad un convegno organizzato
da Green Cross International.
IL GOVERNO DELL'ACQUA, NUOVA FRONTIERA DEI PAESI RICCHI
Milano, - "L'acqua, con le problematiche e le emergenze
che si porta dietro, si conferma la reale nuova frontiera
dei Paesi più sviluppati. Badate bene che se anche
riusciremo a mantenere tutti gli impegni assunti nelle
convention di Rio de Janeiro e, ultimamente, di Joannesburgh,
avremo come risultato la riduzione del problema, ma non
la soluzione. Intendo dire che dai due miliardi di uomini
che oggi non hanno acqua pulita scenderemo ad un miliardo,
il che non risparmierà certo emergenze e tensioni".
Tutto per dimostrare però che "L'acqua non
ha bisogno dell'uomo mentre un uomo non può vivere
senza acqua. Un uomo, è stato dimostrato, può
sperare di vivere venti giorni senza cibo ma non può
superarne tre senza bere".
"L'acqua, fra le varie risorse ambientali, ha le
caratteristiche più marcate di fattore di produzione
ed è per questo che è la prima per la quale
si sente oggi la necessità di un approccio economico.
Oggi non è più possibile ingessare un sistema
socio-economico-territoriale dentro un rigido piano per
le risorse idriche, qualunque esso sia".
Ragione per la quale "Nel caso delle risorse idriche
le scelte di governo finiscono con l'uscire dalle mere
decisioni sulle modalità d'uso dell'acqua e diventano
occasione per la verifica della compatibilità,
della coerenza, delle ipotesi di sviluppo nella loro triplice
accezione sociale, economica ed ambientale".
L'ACQUA, BENE PRIMARIO DA TUTELARE GIURIDICAMENTE
Milano - La tutela del diritto all'approvvigionamentio
idrico come tutela dello stesso diritto alla vita di un
singolo quanto di un popolo. E' muovendo da questa considerazione
di base che il prof. Paolo Savona, Preidente del Consorzio
Venezia Nuova, ma anche affermato economista ed autore
di libri sulla globalizzazione dei diritti, ha sottolineato
la necessità, nell'ambito di una moderna rivisitazione
della Carta Costituzionale, di inserire in essa anche
"il diritto all'acqua".
E proprio al profilo internazionale dell'emergenza idrica,
il prof. Savona ha dedicato i passaggi più marcanti
della sua relazione: "Il ruolo di strutture sovranazionali
come le Nazioni Unite potrebbe non bastare se non troveranno
spazio norme che codifichino i trattati ed i rapporti
tra Paesi sviluppati e non. Rapporti che per la loro portata
e la profondità dei diritti rappresentati non possono
non far parte del diritto costituzionale globalmente inteso".
IL PAPA AI VESCOVI BRASILIANI, L'ACQUA È UN DIRITTO
PER TUTTI NON VA SPRECATA
Città del Vaticano - L'acqua è un ''diritto
di tutti", è un ''dono di Dio", e per
questo bisogna porre attenzione al suo utilizzo, considerata
anche la ''sua evidente scarsità in molte parti
del mondo". È quanto
ha detto Giovanni Paolo II in una lettera inviata ai vescovi
del Brasile, in occasione della tradizionale Campagna
di fraternità. Un'occasione - sottolinea Giovanni
Paolo II nella sua Lettera resa nota da Radio Vaticana
- che si offre ad ogni cristiano per ''riflettere in modo
particolare su varie situazioni sociali del popolo brasiliano
che richiedono maggiore fraternità". Quest'anno
il tema scelto per la Campagna è ''Acqua, fonte
di vita", un elemento che riveste un'importanza vitale
per uomini, animali e piante, che condiziona la vita sulla
terra, anche per il suo ''potere di lavare e purificare".
Per questo - ricorda il papa - nella Sacra Scrittura l'acqua
è considerata come simbolo di purificazione morale".
''Il suo uso razionale e solidale esige una collaborazione
di tutti gli uomini di buona volontà con le autorità
governative, per conseguire una protezione efficace dell'ambiente".
Occorre pertanto ''stabilire - raccomanda Giovanni Paolo
II - criteri solidi basati sul valore della vita e sul
rispetto dei diritti e della dignità di ogni essere
umano". E per questo il Papa invita le diverse istanze
della società civile ad unirsi ai vescovi cattolici
del Brasile e alle altre Chiese e organizzazioni religiose
e non religiose per ''garantire che l'acqua permanga,
di fatto, fonte abbondante di vita per tutti". Sono
due, in particolare le questioni che preoccupano la Chiesa
in Brasile: l'inquinamento dei fiumi e la privatizzazione
di questo bene, come ha spiegato all'emittente vaticana
mons. Odilo Pedro Scherer, vescovo ausiliare di San Paolo
del Brasile.
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