2003 Anno internazionale dell'acqua"
proclamato dall'ONU - esposizione dei principali motivi
(Flaminio Benetti vicepresidente della
Sezione C.A.I. Valtellinese)
Quando si parla di anno internazionale dell'acqua, si
commette un'imprecisione: il termine usato dall'Assemblea
generale delle nazioni Unite è, infatti "international
year of freshwater ". Freshwater è l'acqua
dolce, non qualsiasi acqua, né, come qualcuno ha
inteso, solo l'acqua potabile.
L'acqua dolce è l'elemento indispensabile per la
vita sulla terra, come ha detto Koichiro Matsuura, direttore
generale dell'Unesco, "l'acqua è probabilmente
l'unica risorsa naturale che interessa tutti gli aspetti
della civiltà umana - dallo sviluppo agricolo e
industriale ai valori culturali e religiosi radicati nella
società".
L'acqua dolce è l'elemento indispensabile per la
vita sulla terra. Essa è essenziale per soddisfare
le necessità umane fondamentali, come per la salute,
la produzione alimentare, l'energia ed il mantenimento
degli ecosistemi. Nonostante il 70% della superficie del
pianeta sia ricoperto d'acqua, solo il 2,5% di essa è
dolce e, di questa percentuale, il 70% è congelato
nelle calotte polari Circa l'1% è sotto forma di
umidità nel terreno. Ne risulta che meno dell'1%
dell'acqua totale esistente è disponibile per l'uso
dell'uomo. E' stato calcolato che, con gli attuali modelli
di consumo, entro l'anno 2025, due persone su tre, sulla
terra, avranno moderate o gravi carenze idriche.
I capi di governo, riuniti in occasione del Vertice del
Millennio delle Nazioni Unite, hanno concordato di dimezzare,
entro il 2015, la percentuale di persone che non dispongono
di accesso all'acqua da bere sicura e di sviluppare, entro
il 2005, piani nazionali di gestione e di rendimento idrici.
Per altro, l'acqua dolce è anche la causa delle
alluvioni. Sempre più frequentemente, i Paesi con
esperienza nella gestione di bacini idrografici e di pianure
ad alto rischio d'inondazioni, oltre che nei sistemi d'irrigazione
efficiente, condividono queste conoscenze e tecnologie
con altri, per valutare meglio il pericolo, i mezzi di
difesa, le migliori soluzioni per la produttività
agricola.
Il tema si adatta, quindi, molto, ad un ambito, come il
nostro territorio che, come siamo abituati a sentir dire,
non ha problemi di mancanza d'acqua. E' vero, viviamo
in una situazione particolarmente fortunata e la carenza
idrica nei nostri acquedotti è abbastanza rara.
E', però altrettanto vero che cominciamo ad accorgerci
come il problema dell'acqua non è riducibile a
quello dell'acqua da bere. La qualità del territorio
dipende dalla presenza dei corsi d'acqua. La riduzione
delle portate naturali, riduce anche la qualità
del territorio. Non si tratta solo di un fatto estetico
che, pure, sarebbe già importante salvaguardare.
Il problema diventa economico: una regione che ha scelto
il turismo come una delle risorse importanti, non può
permettersi di rinunciare alle proprie primarie attrattive
turistiche, che non sono gli impianti e le attrezzature,
ma l'ambiente che li circonda.
L'occasione contingente è costituita dalla proposta
dell'O.N.U., ma il tema dell'acqua si sarebbe imposto,
in ogni caso, come un dovere morale nei confronti delle
popolazioni che abitano le montagne. Qualcuno avrebbe
preferito una mostra sui laghi alpini, una pubblicazione
sui corsi d'acqua della provincia od un concorso fotografico.
In questo modo, avremmo forse tacitato la coscienza, ma
non affrontato il cuore del problema, che è, invece,
contenuto in una serie di domande: come aumentare gli
attuali corrispettivi per i comuni direttamente interessati,
i cosiddetti sovraccanoni, in modo da adeguarli al danno
effettivo? Come fermare il progressivo, ed invasivo, espandersi
delle derivazioni idroelettriche? Come ridurre gli effetti
di quelle già esistenti, riportando, man mano i
nostri torrenti più vicini al loro aspetto originario?
Le imprese produttrici di energia idroelettrica amano
usare l'argomento secondo il quale l'acqua non è
tolta, ma solo utilizzata e, poi, torna negli alvei. Questo
è vero, ma prelievo e restituzione non avvengono
nello stesso punto, lunghi tratti delle valli rimangono
a secco e, spesso, si tratta di zone importanti dal punto
di vista paesaggistico ed ambientale. E' vero che l'acqua
del lago di Gera ritorna nell'Adda, ma tutto il Mallero,
da Chiesa a Sondrio è ridotto ad una fognatura
a cielo aperto.
A questa manifestazione affidiamo la speranza di risposte
concrete. Gli atti del convegno dovrebbero essere una
specie di manuale, dal quale trarre indicazioni operative
su metodi e procedure utilizzabili per la difesa ed il
recupero della risorsa acqua. Per questo, ritengo centrale
l'intervento della Provincia di Sondrio, istituzione che,
da tempo, sta affrontando questo problema e dalla quale
ci aspettiamo una definizione chiara del quadro normativo
vigente, causa principale degli inconvenienti denunciati,
e delle possibilità di interventi correttivi.
Sono due, credo, le direzioni principali in cui lavorare,
ma contemporaneamente; da una parte, far crescere e diffondere
una seria cultura dell'ambiente, dall'altra fare in modo
che Regione e Stato producano normative diverse. La seconda
è direttamente conseguente alla prima; non si può
realizzare, se non sorretta da un ampio consenso e dalla
volontà delle popolazioni interessate. Non illudiamoci
che esistano soluzioni facili e rapide. Dobbiamo, però,
essere convinti che il tema è di vitale importanza
e che merita attenzione, dedizione e lavoro, serio ed
impegnativo, non retribuito immediatamente, è vero,
ma necessario per migliorare, in tutti i sensi, la qualità
della vita nelle nostre vallate.
Flaminio Benetti
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